Referendum: Secondo quesito


I diritti del concepito

Il secondo quesito referendario vorrebbe abrogare la norma della legge 40 che afferma i diritti del concepito, oltre a quelle parti di legge già esposte nell'analisi del primo quesito. L'articolo della legge che si vuole abolire infatti recita: "Al fine di favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dalla infertilità umana è consentito il ricorso alla procreazione medicalmente assistita, alle condizioni e secondo le modalità previste dalla presente legge, che assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito". 

Da questo articolo, che tra l'atro è il primo di tutta la legge, ci si rende conto come il legislatore abbia voluto dare dignità all'essere umano sin dal suo concepimento, perché l'embrione umano appartiene alla specie umana, è un essere umano a tutti gli effetti e ha quindi una sua precisa identità. Abolendo questa norma, si vorrebbe cancellare tutto ciò e si vorrebbe ridurre (nuovamente) l'embrione ad una cosa. 

Ma a chi può dare fastidio questa norma? Siamo in una società dove l'egoismo e la libertà umana vengono portati agli estremi, tramite la difesa dei falsi diritti, con un'operazione talmente subdola da confondere i cristiani stessi su cosa sia un bene o un male. Ad esempio, con la legge sull'aborto, si riconosce il diritto della donna di disporre liberamente del proprio corpo (così dicono) e di rifiutare una gravidanza non desiderata; ma per poter esercitare questo diritto, bisogna per forza calpestarne altri più importanti, come il diritto alla vita. Ogni essere umano ha il diritto di conservare la propria vita e nessun altro dovrebbe potergliela togliere.

Ma come potrebbero conciliare queste due cose? Semplice, basta ridurre l'embrione ad un oggetto, basta dire che l'embrione non è un essere umano e che quindi non può godere di nessun diritto; infatti la realtà italiana dimostra che ciò che effettivamente conta oggi è la prevaricazione del più forte sul più debole, contro ogni legge divina.

Non si può negare che al momento del concepimento cominci la vita, e allora si fanno stupidi giochi di parole sul fatto che il nome "embrione" non vuol dire "bambino" e che quindi non si può parlare di una persona. Oppure lo si potrebbe fare (e qui la questione diventa veramente ridicola) ma solo dopo un certo numero di giorni dal concepimento; numero che viene stabilito di volta in volta, a seconda di chi parla o delle necessità del momento.

Concludendo ricordiamo che, se dovesse vincere il SI, verrebbe privato di ogni tutela non solo l'embrione, ma anche "tutti i soggetti coinvolti", ivi compresa la donna. E' questo che davvero si vuole?

E' per questo che NON voteremo SI  e non ci presenteremo neanche alle urne.

 

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Quesito 1

Quesito 2

Quesito 3

Quesito 4

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