Catechesi per la vita

 

 No alla droga 

 

La droga fa male, lo sanno tutti. Anche chi finge di non esserne convinto. Eppure il fenomeno non accenna a diminuire, come una maledizione in bilico tra il proibito e la libera scelta, e troppo frequentemente riesce a spuntarla. E' un macigno che sfida la società opulenta e insidia quella del terzo mondo, con lo spaventoso collegato dell'Aids, che rischia di decimare intere popolazioni. Qualcuno, per contrastare il fenomeno del narcotraffico, propone con insistenza la liberalizzazione delle droghe leggere e la somministrazione controllata di quelle pesanti, come l'eroina. Ma sarebbe un errore devastante, soprattutto per le giovani generazioni che hanno bisogno di indicazioni forti e di modelli positivi, e non del cedimento, dell'abdicazione e della resa incondizionata davanti alle difficoltà. In effetti, se la tossicodipendenza è prima di tutto una questione di disagio psichico, di difficoltà di rapporti umani, del "male di vivere", è sbagliato restringere il problema a una classificazione delle pastiglie del tipo: "quelle leggere, sì, quelle pesanti, sotto controllo". Non può ridursi a tanta meschinità l'aiuto della società a una persona avvinta da allucinogeni, che è lì davanti, con il peso delle sue fragilità e delle sue debolezze, e che chiede di uscirne con tutto il suo essere e la sua disperazione. L'esodo dalla schiavitù della tossicodipendenza passa piuttosto per la strada, più faticosa ma meno incerta, della educazione, della solidarietà e dell'amore.

 

 

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