Il discorso della montagna
È il grande discorso del Regno.
Tutti e tre i Vangeli sinottici indicano come luogo del discorso
la montagna, senza una precisazione particolare. La montagna è
la collina alta 150 metri posta sulla sponda occidentale del lago
di Tiberiade. Il luogo del discorso non è sulla cima della collina,
ma più in basso su una spianata, un posto preferito da Gesù per
trattenersi con le folle.
Del discorso abbiamo due recensioni, quella di Matteo e
quella di Luca, differenti tra loro. La differenza principale sta
nella quantità e disposizione della materia: quella di Matteo è
più ampia e la più vicina alla forma che il discorso aveva nella
catechesi primitiva.
Gli stoici, antichi filosofi, hanno chiamato paradosso una
espressione che andava contro l'opinione comune: in questo senso
il discorso della montagna è il più grande e radicale paradosso che
sia stato detto. Nessun discorso fu più sconvolgente di questo. Le
rivoluzioni operate dall'uomo sono poca cosa in confronto con la
rivoluzione contenuta nel discorso della montagna. Questo capo-
volgimento è presentato non come conseguenza di ragionamenti,
ma in modo imperativo che si fonda solo sull’autorità di chi parla.
I poveri sono beati perché di essi è il regno dei cieli, ma non
un regno della terra; gli afflitti sono beati perché verranno
consolati, ma in un futuro lontano; i puri di cuore sono beati
perché vedranno Dio, non perché la loro purezza sarà lodata e
tenuta in grande considerazione dagli uomini; quelli che soffrono
per amore della giustizia sono beati perché di essi è il regno dei
cieli, non perché spetti loro la ricompensa sulla terra.
La nuova legge promulgata da Gesù ha una base solida,
razionale solo per coloro che aspettano il regno dei cieli. Invece,
per coloro che vedono e apprezzano solo le cose materiali, la
parola di Gesù non solo è un paradosso, ma è un assurdo. La legge
mosaica non è abolita, ma integrata e perfezionata. Le regole, i
divieti, le interpretazioni casistiche della legge fatte dagli scribi e
dai farisei sono considerate come una realtà morta, più che la ma-
terialità dell’azione, vale lo spirito. Sopra ogni cosa domina l'amore
verso Dio e il prossimo. Dio non l'onnipotente che sta sulle nuvole,
lontano dalle preoccupazioni del mondo, maestoso e inavvicinabile.
Dio è l'essere purissimo, che ha un Figlio che si è fatto uomo, è l'ir-
raggiungibile che si fa compagno di strada di ognuno di noi.
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