Gesù di Nazaret rivelato ai piccoli 

- L'arresto al Getsemani -


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L'arresto al Getsemani

L'evangelista Giovanni continua: "Detto questo, Gesù uscì 
con i suoi discepoli e andò di là dal torrente Cedron, dove c'era 
un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda il 
traditore conosceva quel posto, perché Gesù vi si ritirava spesso 
con i suoi discepoli "(18,1-2). 
L'indicazione che il giardino prediletto era di là dal torrente 
Cedron basta per dire che era nella zona del monte degli olivi. 
Gli Evangeli sinottici lo confermano e aggiungono che il giardino 
si chiamava Getsemani: torchio d'olio. 


Gesù disse ai discepoli: "Sedetevi qui, mentre io vado là a 
pregare". E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a 
provare tristezza e angoscia. Disse loro: "La mia anima è triste fino 
alla morte; restate qui e vegliate con me". E avanzandosi un poco, si 
prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: "Padre mio, se è pos- 
sibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come 
vuoi tu!". Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a 
Pietro: "Così non siete stati capaci di vegliare un'ora solo con me? 
Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, 
ma la carne è debole". E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: 
"Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo 
beva, sia fatta la tua volontà. E tornato di nuovo trovò i suoi che 
dormivano, perché gli occhi loro si erano appesantiti. E lasciatili, si 
allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse 
parole. Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: "Dormite ormai e ri- 
posate! Ecco, è giunta l'ora nella quale il Figlio dell'uomo sarà con- 
segnato in mano ai peccatori. Alzatevi, andiamo: ecco colui che mi 
tradisce si avvicina". Mentre parlava ancora, ecco arrivare Giuda 
uno dei dodici, e con lui una grande folla con spade e bastoni, 
mandata dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo. il traditore 
aveva dato loro questo segnale dicendo: "Quello che bacerò, è lui: 
arrestatelo!". E subito si avvicinò a Gesù e disse: "Salve, Rabbi". E lo 
baciò. E Gesù gli disse: "Amico, per questo sei qui" . Allora si fecero 
avanti e misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. Ed ecco, 
uno di quelli che erano con Gesù, messa mano alla spada, la estrasse 
e colpì il servo del sommo sacerdote, staccandogli un orecchio. 
Allora Gesù gli disse: "Rimetti la spada nel fodero, perché tutti 
quelli che mettono mano alla spada periranno di spada. Pensi forse 
che io non possa pregare il Padre mio che mi darebbe subito più di 
dodici legioni di angeli? Ma come allora si adempirebbero le Scritture 
secondo le quali così deve avvenire?". In quello stesso momento 
Gesù disse alla folla: "Siete usciti come contro un brigante con 
spade e bastoni, per catturarmi. Ogni giorno stavo seduto nel 
tempio ad insegnare, e non mi avete arrestato. Ma tutto questo è av- 
venuto perché si adempissero le Scritture dei profeti" . Allora tutti i 
discepoli, abbandonatolo, fuggirono (Matteo 26,36-56). 


I testimoni della trasfigurazione sul Tabor, ora assistono ad 
una manifestazione ben diversa, che mai videro in Gesù e mai 
avrebbero pensato di vedere: Gesù in preda alla tristezza, all’an- 
goscia, alla paura, cerca aiuto nella preghiera, ma anche il conforto 
della solidarietà, della vicinanza dei discepoli, i quali prima lo 
lasciano solo nell’agonia e poi lo abbandonano al momento del- 
l'arresto. 
Gesù stremato cade sul suo volto pregando. Non era il modo
solito di pregare dei giudei, che stavano ritti, era l'accasciarsi a 
terra di chi non ha più forza di reggersi in piedi e vuole pregare 
prostrato nella polvere. 


Il calice era un’espressione metaforica frequente negli scritti 
rabbinici, per indicare la sorte assegnata a qualcuno. La sorte qui 
prevista da Gesù è la prova suprema attraverso la quale il Messia 
deve pervenire al trionfo, è l'ora in cui il chicco di grano caduto 
in terra si disfa e muore per dare una nuova vita. In questa notte, 
all'inizio della prova, egli non solo è turbato, ma prega il Padre 
perché la prova gli sia risparmiata; tuttavia la preghiera è condi- 
zionata alla volontà del Padre. In tutta la sua vita, mai Gesù 
appare così veramente uomo. 


La preghiera al Padre viene ripetuta più volte, con l'insistenza 
e l'uniformità di chi non chiede altro perché si trova in una situa- 
zione di estrema necessità. 
L'evangelista Luca scrive: "Gli apparve allora un angelo dal 
cielo a confortarlo. In preda all’angoscia, pregava più intensamente: 
e il sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra" 
(22, 43-44). 


il solo Luca, che non è uno dei testimoni oculari, ma che si è in- 
formato da loro, dà questa notizia; come egli solo da psicologo e 
medico, ha raccolto i particolari dell’agonia e del sudore di sangue. 
L'agonia era per i greci ciò che si svolgeva nell’agone, cioè la 
gara degli aurighi e quella degli atleti che lottavano per il pre- 
mio. 
La lotta esigeva sforzi laceranti, così che nessuno si avvicinava 
a quella lotta senza trepidazione. Ma si parla di agonia specialmente 
di chi è implicato nella lotta contro la morte; tale è il caso di 
Gesù. La preghiera, a cui egli aveva fatto sempre ricorso, diventa 
il suo unico rifugio nell’ora suprema. L'agonia si prolunga e 
Gesù manifesta nel suo corpo gli effetti della lotta, il suo sudore 
diventa gocce di sangue che cadono a terra. 


Alla distanza di pochi metri, sotto il chiarore della luna 
piena, questo fenomeno poté essere osservato e riscontrato dai 
tre testimoni poco dopo, quando Gesù si recò presso di loro 
avendo sul volto le rigature rosse, le tracce di sangue. 
Un fenomeno fisiologico noto ai medici, chiamato ematidrosi, 
ossia sudore sanguigno: l'osservazione era stata fatta già dal 
grande filosofo greco Aristotele. 
Gesù nella sua agonia provò anche la tristezza della solitudine 
umana e quindi cercò la compagnia dei tre apostoli che trovò 
più volte vinti dal sonno. 


L'unità di Gesù con il Padre e la volontà di attuarne il 
progetto, sono sostenute dalla preghiera e così si ha un risultato 
finale di una fedeltà assoluta. Gesù esorta alla preghiera e 
prega intensamente. L'espressione" entrare in tentazione" vuole 
dire che nella tempesta che si abbatterà subito sui discepoli c'è 
il pericolo che essi perdano la fede, perciò viene da Gesù loro 
indicata l'unica forza che li può salvare. 
Gesù viene interrotto: una turba di gente si avvicina, guidata 
da Giuda, il quale indica con un bacio colui che devono arrestare. 
Le parole di Gesù nel testo di Luca: "Giuda con un bacio 
tradisci il Figlio dell'uomo?" esprimono sorpresa, dolore ma 
anche desiderio di salvare all'ultimo momento un discepolo. 
Nonostante il tradimento, Giuda resterà per Gesù sempre ami- 
co. 


Gesù andò incontro alle guardie e domandò: Chi cercate? 
Risposero: Gesù il Nazareno. E Gesù: Sono io. Appena disse: 
sono io, indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di 
nuovo: Chi cercate? Risposero: Gesù il Nazareno. Gesù replicò: 
Vi ho detto che sono io. Se dunque cercate me, lasciate che 
questi se ne vadano. Perché si adempisse la parola che egli 
aveva detto: Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato. 
Alla risposta di Gesù le guardie gli misero le mani addosso e 
l'afferrarono. Gesù fu legato e portato via. Gli apostoli, visto 
Gesù portato via come un delinquente, fuggirono e Gesù uscì 
dal Getsemani, senza che vi fosse un amico accanto a lui. 


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