Gesù di Nazaret rivelato ai piccoli 

- La maledizione del fico -


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La maledizione del fico

Il favore popolare, prolungatosi ancora per due o tre giorni 
dopo la domenica delle Palme, difendeva Gesù dall’odio dei capi 
giudei e gli permetteva di trattenersi durante il giorno in Gerusa- 
lemme insegnando e discutendo pubblicamente nel tempio, ove 
il popolo lo attendeva. Di notte invece, Gesù si allontanava dalla 
città e, attraversato il torrente Cedron, si ritirava sul monte degli 
Olivi, il quale comprendeva il villaggio di Betania e il giardino di 
Gethsemani, che era un luogo vicino e prediletto da Gesù. Dunque 
l'impedimento all’odio dei capi Giudei era la benevolenza del po- 
polo, ma essi sapevano che il favore popolare è mutevole, perciò 
attesero il momento propizio per potersi disfare di Gesù. La 
mattina dopo l'entrata trionfale di Gesù in Gerusalemme, mentre 
rientrava in città, Gesù ebbe fame e si avvicinò ad un albero di 
fico che stava presso la strada ed era pieno di foglie, ma senza 
frutti, perché si era ai primi di aprile e bisognava aspettare il mese 
di giugno per coglierne i frutti. Gesù disse: "Nessuno possa più 
mangiare i tuoi frutti" (Marco 11, 14). Il fatto' che non era la 
stagione dei frutti rende assurdo il gesto di Gesù. Nel gesto di 
Gesù possiamo vedere un simbolo: la sterilità del fico rappresentava 
quella del popolo d'Israele, contro la quale tante volte avevano 
parlato i profeti Geremia, Gioele, Michea, ecc. 


L'evangelista Marco scrive: ,"La mattina seguente passando, 
videro il fico seccato fin dalle radici. Allora Pietro, ricordatosi, gli 
disse: Maestro, guarda, il fico che hai maledetto si è seccato. 
Gesù allora disse loro: Abbiate fede in Dio. In verità vi dico: chi 
dicesse a questo monte: levati e gettati nel mare senza dubitare 
in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà ac- 
cordato. Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella 
preghiera abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato" 
(11, 20-24). 


Gesù passa a parlare della fede. Nel Vangelo Gesù richiama 
spesso il valore della fede, qui egli vuole sottolinearne la potenza; la 
vera fede è capace di trasportare le montagne. La potenza della fede 
non sta nella quantità delle preghiere. Fede è attendere l'aiuto da 
Dio e non da noi e dalle nostre opere. La fede è consapevolezza che 
tutto è dono di Dio e viene da lui, ed è per questo che si esprime 
nella preghiera. Fede è attendere da Dio ciò che egli vuole darei. 
Non dobbiamo ostinarci a volere che si attui il nostro progetto. Fede 
è aprirsi alla novità del regno di Dio, senza il ripiegarsi su noi stessi 
e il continuo ondeggiare fra Dio e le altre possibili idee. 



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