Gesù di Nazaret rivelato ai piccoli 

- Luca -


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Luca

Il terzo Vangelo è attribuito a Luca. Originario di Antiochia, 
non giudeo, ma ellenista di stirpe e di educazione, aderì al cri- 
stianesimo molto prima dell’anno 50. Poco dopo tale anno è 
insieme a Paolo nel suo secondo viaggio missionario. Da allora 
Luca partecipa a quasi tutte le peregrinazioni apostoli che di 
Paolo. Luca fu vicino a Paolo sia nella prima che nella seconda 
prigionia a Roma. 


A Luca viene attribuito anche il libro degli Atti degli Apostoli 
che tratta in gran parte delle vicende di Paolo. 
L'attribuzione a Luca del terzo Vangelo e del libro degli Atti 
degli Apostoli, confermata dai prologhi dei due scritti, trova 
concordi gli antichi scrittori e i più autorevoli studiosi moderni. 
Il cosiddetto "Frammento Muratoriano", cioè un catalogo dei libri 
sacri ammessi dalla Chiesa di Roma, composto nell’anno 180 e 
scoperto da L. A. Muratori nella Biblioteca Ambrosiana di Milano, 
attribuisce a Luca il terzo Vangelo. 


Sant'Ireneo afferma "Anche Luca, seguace di Paolo, compose 
in un libro il Vangelo predicato da quello." 


Tertulliano, Clemente Alessandrino, Origene confermano le 
testimonianze su Luca. Merita di essere citato Eusebio, il quale ri- 
capitola la tradizione: "Luca che era per discendenza di Antiochia 
e per arte medico, restò unito più a lungo con Paolo, ma trattò 
anche con gli altri apostoli. Della scienza di guarire le anime che 
egli aveva appresa da costoro, ci lasciò la prova in due libri divina- 
mente ispirati: il Vangelo, che egli attesta di avere composto 
secondo le cose che gli tramandarono coloro che dall’inizio furono 
testimoni oculari e ministri della parola, ed alle quali tutte egli 
dice pure di essere riandato appresso dal principio, e gli Atti degli 
Apostoli che egli coordinò per informazione non già di udito ma 
di veduta" (Historia ecclesiastica, III, 4, 6). Vale anche la notizia 
dataci da Ireneo e da Tertulliano secondo la quale l'eretico Marcione, 
nell'anno 140, accettava dei Vangeli sinottici solo quello di Luca, 
sebbene lo mutilasse adattandolo alla sua dottrina. 


Le qualità di Luca, ellenista, medico, discepolo di Paolo, si 
riscontrano nel suo Vangelo, come anche negli Atti degli Apostoli. 
La lingua greca usata da Luca non è quella classica dell’Attica, 
tuttavia mostra una raffinatezza non comune. I filologi affermano 
che il suo stile è superiore a quello degli altri Vangeli. Non 
mancano i semitismi, che sono numerosi nei primi due capitoli 
che contengono la narrazione dell'infanzia di Gesù, mostrando 
in essi una dipendenza del narratore da documenti semitici 
relativi a quell’argomento.

 
Dall’esame dello scritto non si può provare che Luca sia 
stato un medico. Tuttavia diversi elementi sono una conferma 
della tradizione che lo presenta come tale. La ricerca ha messo in 
risalto numerose parole usate da Luca che si trovano negli scritti 
di Ippocrate, Galeno e altri medici greci. Si può notare anche una 
specie di occhio clinico in certe sue descrizioni, come a riguardo 
della suocera di Pietro malata, l’indemoniato dei geraseni, 
della donna con perdite di sangue, della donna ricurva. Solo 
Luca narra il sudore di sangue di Gesù nell'orto degli Ulivi. 
Luca più degli altri evangelisti presenta Gesù come massimo 
medico dei corpi e delle anime, Luca descrive Gesù come il mise- 
ricordioso che cura l'umanità malata, che conforta gli afflitti, che 
perdona i peccatori. Dante Alighieri definisce Luca, senza nomi- 
narlo, lo scriba di Cristo mite. 


Luca appare nel suo scritto il discepolo di Paolo. Luca insiste sui 
grandi temi trattati nella catechesi di Paolo, quali l'universalità della 
salvezza operata da Gesù, la sua bontà, I'umiltà, la povertà, la potenza 
della preghiera. Tutto questo non è trasmesso con le parole di Paolo, 
tuttavia l'apostolo fu il faro che diresse la navigazione di Luca, 
secondo l'immagine di Tertulliano che vide Luca illuminato da Paolo. 
Luca, come afferma la tradizione antica, scrisse il suo Vangelo 
dopo gli altri due sinottici, fra il 63 e 64 dopo Cristo. 


Luca da tempo andava raccogliendo materiale per il suo 
Vangelo, come risulta dal prologo. L'assistenza dell’apostolo 
Paolo prigioniero, durata due anni e la conoscenza del Vangelo 
di Marco bene accolto dai cristiani di Roma furono due occasioni 
che spinsero Luca a scrivere il suo Vangelo a Roma. 


Luca indirizza il suo Vangelo a Teofilo, al quale indirizza 
anche gli Atti degli Apostoli. Il Teofilo di Luca è chiamato illustre, 
ma non si sa altro di lui. Di certo, in forza del significato del 
nome, Teofilo è ogni lettore che ami Dio e le cose che lo riguardano, 
dunque ognuno di noi. Il prologo a Teofilo che dà occasione a 
Luca di esporre le circostanze, lo scopo e il metodo del suo 
scritto, è di grande valore storico. Dal prologo risulta che prima 
di Luca molti avevano scritto sui fatti di Gesù e questi scritti di- 
pendevano dalla trasmissione orale dei testimoni oculari e dei 
ministri della parola, cioè dalla primitiva catechesi della Chiesa. 
Luca, fra gli evangelisti, è il solo che unisce la sua narrazione 
alle date principali della storia del suo tempo, inquadrando il 
fatto cristiano nella visione dell'intera umanità. Egli dimostra di 
essere uno storico dalle vedute lungimiranti, così che percepisce 
come il cristianesimo apra una nuova epoca per l'umanità. 


Luca attualizza il passato nel presente, esorta con insistenza 
la Chiesa ad essere attiva e vigilante, a rifuggire da facili e 
devianti annunci di un futuro a portata di mano. Luca si interessa 
alla storia degli uomini, quale realtà in cui si svolge l'azione di 
Dio. Lo stesso impero romano viene inserito nella storia della 
salvezza. Luca vede che il Vangelo della gioia e della pace può 
essere annunciato proprio grazie all’ordine che regna sull'immenso 
territorio imperiale: la pace augustea è il clima migliore per an- 
nunciare la pace in terra agli uomini di buona volontà che Dio 
ama. La storia della salvezza messa in azione da Dio è un 
cammino attraverso luoghi e culture precise, una forma di esodo 
permanente. Per Luca il mondo non è il luogo del conflitto tra 
bene e male; esso è il luogo dove il credente e il popolo di Dio 
propongono la nascita cristiana. 


L'uomo di Luca è amato da Dio. L'attenzione di Luca all'uomo 
in quanto tale è forte: ne sono una prova racconti come quello 
del buon samaritano, l'incontro di Gesù con una peccatrice, La 
parabola del figlio prodigo, o meglio del padre misericordioso. 
Luca dice in molli modi chi è il prossimo: è colui che è nel 
bisogno, cioè l'altro, colui che si incontra sul proprio cammino e 
in modo inatte-so. Il suo è un invito ad essere umani, persone che 
non fanno discriminazioni, che sposano la causa dei poveri e 
degli emarginati. Di qui la tendenza di Luca a interpretare le 
parole di Gesù inserendole nella situazione dell’oggi. Luca spinge 
avanti la Chiesa, senza staccarsi dalle origini, a leggere il passato 
per alimentare il presente. 


La donna in Luca acquista un ruolo e una personalità: si 
pensi a Maria madre di Gesù, ad Elisabetta ed Anna, alle donne 
del seguito. Luca vuole raccontare l'amore che Dio ha per tutti, 
l'elargizione dei suoi doni a ognuno, perché ognuno sia operativo 
e testimone nella comunità ecclesiale. 
Dal lato sociale, vi è l'interesse di Luca per i reietti: Gesù va 
in casa dei peccatori e non lo trattengono le critiche dei benpensanti: 
egli va dritto per la sua strada, ridona a quegli emarginati la spe- 
ranza di un sereno rapporto con Dio. 


La singolarità e la bellezza del Vangelo cl i Luca, appare 
ancora di più se si considera la realtà storica di quella società, 
nella quale vivevano i lettori del testo. 


In quel tempo, viveva a Roma, il filosofo Seneca, il quale ra- 
gionava di virtù civili ed umane e definiva la donna un animale 
impudente, sfacciato, feroce e incontinente nei desideri della ses- 
sualità. Un altro che allora abitava a Roma era Petronio l'Arbitro, 
autore di quel "Satiricon" il libro più osceno trasmessoci 
dalla romanità classica, ed l’anche il testimone del fasto riservato 
in quella società a pochi tra una moltitudine di poveri e di 
schiavi. Era la società nella quale dominava la lussuria e il lusso. 
Lo scritto di Luca è in opposizione assoluta con la cultura e la 
vita di quella società. Il Vangelo di Luca esalta la donna, la 
povertà, la vita semplice e umile. Le donne del Vangelo di Luca 
sono figure di primo piano e hanno un ruolo straordinario. 
Luca esalta la povertà e la purezza e da ciò proviene quella 
gioia, quella serenità gioiosa che pervade questo Vangelo. 


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