| Per embrione s’intende l’individuo
            umano che va dalla fecondazione al termine dell’ottava settimana,
            dopo di che è denominato feto. I dati scientifici confermano la
            validità di quest'affermazione. L’embrione è un essere umano
            microscopico, non un grumo indistinto di cellule. E’ da
            considerare antiscientifica l’opinione di coloro che parlano di
            pre-embrione, fino al 14° giorno, per giustificare le loro
            ricerche, le loro sperimentazioni, in contrasto con la legge morale
            naturale e con il diritto alla vita. Nel grembo della madre, dal momento del
            concepimento non esiste una vita non umana. Nell’istante in cui si
            fondono i gameti maschili e femminili, cioè l’ovulo e lo
            spermatozoo, inizia un nuovo essere umano, con un codice genetico
            che ne contiene tutte le caratteristiche. Il genetista Bruno Dalla Piccola, studioso
            di quella parte della biologia che studia la generazione degli
            organismi e la trasmissione dei caratteri ereditari, afferma che non
            capisce quegli scienziati i quali dicono che solo dopo il
            quindicesimo giorno appaiono i primi segnali di un pensiero, di un
            sistema nervoso in potenza. Egli dice: "Ma che senso ha? C’è
            tanto pensiero quando l’embrione ha 15 giorni di quanto ce n’è
            nella prima cellula. Lo dico da scienziato, senza nulla di
            fideistico: col concepimento inizia un programma unico ed
            irripetibile che va avanti per tutto lo sviluppo dell’embrione,
            del feto, del neonato, del bambino, dell’adulto e del vecchio fino
            alla morte". A quelli che obiettano che solo una piccola
            percentuale di embrioni ha uno sviluppo egli risponde: "Questo
            dimostra solamente quanto siano delicati e decisivi i processi
            genetici che guidano lo sviluppo durante i primi giorni e le prime
            settimane di vita dell’embrione umano. Frequenti irregolarità
            cromosomiche o anche modeste anomalie genomiche in tutte o in alcune
            cellule dell’embrione possono provocare l’arresto dello sviluppo
            embrionale nei suoi primi stadi. Tuttavia un processo patologico,
            anche ad elevata incidenza, non può essere assimilato ad un
            processo fisiologico e dunque non serve a definire biologicamente il
            ciclo vitale di un organismo, ma solo ad evidenziare la
            suscettibilità ad una deviazione irreversibile che conduce alla sua
            morte prematura.  Del resto, la storia della neonatologia e
            della pediatria conoscono secoli e luoghi dove la mortalità
            perinatale e postanatale raggiungeva, per motivi infettivologici,
            epidemiologici, alimentari ed igienici, tassi molto elevati. Ma
            nessuno studioso o medico si è mai sognato di mettere per questo in
            dubbio che neonati e bambini siano individui umani. La convenzione
            del 14° giorno per l’embrione è legata ad un concetto molto
            semplice: dopo quel momento inizia una fase di differenziazione
            delle cellule, per cui sembrerebbe di poter dire che prima è un
            ammasso indifferenziato e poi comincia l’individuo. Ma è un
            concetto ormai largamente superato. Il vero problema è che l’embrione,
            attraverso le tecniche di conservazione in vitro, sta nell’ultimo
            posto dove dovrebbe stare, cioè al di fuori dell’utero materno.
            In questo modo vengono meno le resistenze a trattarlo come un
            oggetto.  Un embrione in vitro, conservato con le
            tecniche della moderna medicina, può sembrare davvero soltanto un
            ammasso di cellule. E’ un processo simile a quello che capita ai
            giovani medici che sperimentano sugli animali. Le prime volte fa
            impressione. Poi ci si abitua a tutto. E alla fine non sembra più
            nemmeno di avere a che fare con un essere vivente. Dobbiamo
            ricordare cosa rappresenta veramente quel grumo di cellule. Tutti
            noi lo siamo stati, dovremmo stare molto attenti a disprezzarle.
            Come medico mi ricordo dell’insegnamento di Ippocrate.  Mi pare che altri medici lo abbiano invece
            dimenticato." |