Il rispetto della vita -

L'Italia non vuole le cellule staminali embrionali


E' di questi giorni l’iniziativa del ministro Fabio Mussi, il quale ha ritirato la firma dell’Italia sulla Dichiarazione etica, sottoscritta da altri cinque Paesi, che mira ad impedire il finanziamento da parte dell’Unione europea di programmi di ricerca che prevedono l’impiego e la conseguente distruzione di embrioni umani.

Il tema della ricerca sulle cellule staminali è stato uno dei più dibattuti in occasione dei falliti referendum del Giugno 2005 che volevano abrogare parti della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita. E una delle principali voci critiche alle tesi referendarie era stata quella del Prof. Angelo Vescovi, condirettore dell’Istituto Cellule staminali del San Raffaele di Milano, il quale torna a lamentare il fatto che non si affrontano i veri problemi dei ricercatori.

"Il punto, sottolinea Vescovi, non è valutare i risultati della ricerca sulle staminali embrionali, che non sono stati clamorosi (anzi si potrebbe anche ricordare la finta clonazione dello scienziato coreano Hwang), ma che forse, con l’iter proprio delle attività scientifiche porterà a qualche risultato in tempi non prevedibili. Occorre piuttosto fare un ragionamento più approfondito". Che chiama in causa le cure e le sperimentazioni in atto.

"I dati di letteratura - aggiunge Vescovi - dicono che in questo momento esistono terapie basate su cellule staminali adulte. E che anche i trial clinici, cioè le sperimentazioni sull’uomo, prevedono l’utilizzo di cellule staminali somatiche (vale a dire adulte o fetali) e non embrionali, per problemi tecnici che forse un giorno verranno risolti. Ma il problema chiamato in causa da questa comunicazione non è se questa ricerca sia buona o cattiva, ma è di altro tipo: fino a che punto ci si può spingere a travalicare il problema etico in nome della ricerca? Si torna al problema dei referendum: la scienza nasce come attività umana per favorire, migliorare e curare la vita umana, non per crearla e distruggerla con la finalità di aiutare una ricerca che può anche essere buona nella sua tecnicità ma che implica la violazione di regole etiche".

Non si tratta di discutere la legittimità formale della decisione del ministro, quanto la sostanza: "Si va a rappresentare una posizione che non è quella della società italiana, perché il referendum ha dato un risultato completamente diverso, come dimostrano le reazioni che si stanno moltiplicando. Per questo sarebbe stata auspicabile una decisione più collegiale. Senza dimenticare che la ricerca potrebbe tentare anche altre strade. Sono stati effettuati studi di deprogrammazione delle cellule staminali adulte per condurre alla produzione di staminali embrionali senza passare per la formazione dell’embrione. Ma questi studi vanno finanziati, bisogna investire. E si aprirebbero strade non ancora molto battute e quindi non ancora coperte da brevetti. Abbiamo un sistema della ricerca a dir poco farraginoso, sottofinanziato, scarsamente meritocratico, ingessato e inaccessibile alla nuove leve. Ma se poi il primo atto del ministro è questo…".

A proposito della scelta del ministro Mussi, anche Don Roberto Colombo, direttore del laboratorio di biologia molecolare e genetica umana dell’Università Cattolica di Milano, invita a valorizzare l’eccellenza degli scienziati italiani. Egli dice: "Il contributo dei nostri ricercatori al progresso degli studi sulla terapia cellulare è di altissimo profilo scientifico ed è stato riconosciuto a livello internazionale. Anche se quantitativamente soffriamo a causa delle carenze strutturali e finanziarie, i risultati finora raggiunti dagli studiosi italiani utilizzando cellule staminali tessutali è molto promettente. Ci aspettiamo di vedere nei prossimi anni tradotti nella pratica clinica i successi di laboratorio. Il bene dell’ammalato è il bene della sua persona: non si può promuovere il bene della persona senza tutelare quello di tutti gli uomini, anche di quelli non ancora nati. La ricerca sulle staminali non embrionali è l’unica che salvaguarda il bene di ogni essere umano, costituendo ciò un fattore di autentica civiltà e di progresso per tutti".

Lo scienziato Don Roberto Colombo afferma: " In un momento in cui l’Italia sembra volere riscoprire, per voce dei suoi nuovi governanti, la propria vocazione europeista e giocare un ruolo decisivo per il destino culturale, sociale e politico del nostro continente, non si può misconoscere che il contributo al progresso dei popoli non può essere solo economico, scientifico e tecnologico. Al contrario, il contributo di maggior valore è quello al bene comune, quello di ciascun cittadino, nella salvaguardia dei diritti di tutti i soggetti umani, compreso l’embrione. E’ il contributo culturale e morale alla costruzione dell’Europa, senza venir meno al proprio impegno nella ricerca scientifica sulla terapia cellulare mediante cellule staminali.

L’Italia, insieme ad altri paesi, ha scelto una via caratterizzata eticamente dall’uso di staminali tessutali, provenienti da adulti o dal sangue cordonale. Una scelta avvallata anche dal suffragio popolare".

"Sono scandalizzato e mortificato come cittadino e ricercatore di fronte alla notizia che un ministro della Repubblica possa permettersi di ignorare il parere delle persone, afferma Ugo Testa, dirigente del reparto di Oncologia medica dell’Istituto Superiore della Sanità. Ne sono scandalizzato ancor di più perché questo ministro sa che potrebbe ricorrere ad una strada legale rispettando quell’opinione pubblica di cui si parla tanto ma che poi nei fatti viene tenuta in minima considerazione. E’ un pessimo punto di partenza per avviare un dialogo con i ricercatori e gli addetti ai lavori".

Elisa Messina, docente di Medicina molecolare presso il Dipartimento di medicina Sperimentale e Patologia dell’Università La Sapienza di Roma (dove per la prima volta sono state isolate cellule staminali adulte dal cuore umano nel team guidato da Alessandro Giacomello) è ancora più severa: "Mi sembra una violenza contro la volontà referendaria espressa, dice. Rispolverare questa polemica fra staminali adulte ed embrionali è la solita strumentalizzazione politica sulla base dell’assunto: staminali embrionali = libertà di ricerca. Ma è un assunto che può essere venduto a chi non se ne intende, perché l’opzione etica alle staminali adulte coincide esattamente con quella scientifica: l'embrionali non danno alcun risultato".

"Sorprende davvero il fatto che non vengano potenziate le ricerche sulle staminali adulte e dal cordone ombelicale e si perda tempo dietro a tutto questo, è il parere di Salvatore Mancuso, direttore per quasi 15 anni dell’Istituto di Clinica Ostetrica e ginecologica al Policlinico Gemelli dell’Università Cattolica di Roma. Con questa decisione di certo una parte dei finanziamenti verrà sottratta ad un territorio di ricerca che ha dato prova di essere estremamente produttivo.

Preoccupiamoci di far tornare a casa tutti gli ottimi scienziati italiani in giro per il mondo, che con le loro ricerche sulle staminali adulte stanno ottenendo risultati incredibili e purtroppo rimangono oltre confine per le scarse risorse che il nostro Paese mette a disposizione. Vorrei dire al ministro: facciamo un’opera massiva di recupero di questi cervelli invece di preoccuparci delle staminali embrionali che non hanno dato ad oggi nessun risultato vero. Nulla di concreto sull’uomo e nessuna prospettiva promettente. Stiamo vivendo un nuovo rinascimento scientifico grazie a questo spirito pionieristico ed immensamente fertile che pervade la ricerca sulle staminali adulte e dal cordone ombelicale, ma molti dei suoi protagonisti sono fuori Italia. Riportiamoli a casa, questo è il vero obiettivo: tutto il resto conta veramente poco".

 

"Sergio Romagnani, ordinario di medicina all’Università di Firenze e immunologo di fama internazionale, con numerosi progetti in corso sull’uso terapeutico delle cellule staminali adulte afferma: mi sembra che sul piano sostanziale non cambi nulla. La ricerca sulle staminali embrionali è proibita dalla legge: c’è stato un referendum popolare che ha parlato chiaro e che oggi è ancora in vigore".

Nell’annuncio del ministro Fabio Mussi vi è anche il disprezzo del giudizio del comitato di bioetica.

Ciò è ben poco rassicurante quanto al rispetto della libertà e della democrazia da parte di un ministro che appartiene ad un partito che si chiama democratico.

Il comitato nazionale di bioetica, nell’aprile 2003, era stato interpellato dal ministro Letizia Moratti una settimana prima di recarsi a Bruxelles per discutere dell’opportunità o meno di finanziare la ricerca sulle cellule staminali embrionali, in ordine all’approvazione del VI programma quadro di ricerca dell’UE. Il parere negativo della maggioranza dei membri del Comitato era stato chiaro e articolato. Un no che nasceva dalla considerazione del fatto che gli embrioni umani sono vite umane a pieno titolo e pertanto esiste il dovere morale di rispettarli sempre e proteggerli nel loro diritto alla vita, indipendentemente dalle modalità con cui siano stati procreati e indipendentemente dal fatto che alcuni di essi possano essere qualificati, con espressione discutibile, soprannumerari. Secondo il dettato della Convenzione di Oviedo la sperimentazione a loro carico è giustificata unicamente se praticata nel loro interesse e non può essere giustificata dall’interesse generale della società e della scienza e quindi non possono essere in alcun modo distrutti. L’eventuale finanziamento pubblico alla ricerca sugli embrioni rafforza l’opinione falsa che gli embrioni siano un puro insieme di cellule prive di valore intrinseco e favorisce l’idea che la vita umana nella fase embrionale non ha alcun valore. La limitazione della sperimentazione sugli embrioni soprannumerari, oltre a non avere una motivazione logica, ma solo occasionale e pragmatica, favorisce in modo furtivo, surrettizio la produzione di embrioni in vitro al solo scopo della ricerca, non per finalità inerenti alla fecondazione assistita, violando quindi consolidati principi bioetici.

 

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