| Se alla luce della ragione si aggiunge quella
            della fede nella rivelazione di Dio, attuata pienamente in Gesù
            Cristo Dio fatto uomo, allora la sacralità e intangibilità della
            vita umana appaiono ancora più chiare. La vita dell’uomo viene da Dio e di
            questa vita Dio è l’unico Signore; l’uomo non può disporre né
            della sua vita e tantomeno di quella degli altri. Da questi principi
            proviene l’inviolabilità della vita. La vita umana è il bene
            più grande che tutti devono proteggere, a cominciare dalla
            famiglia, nella quale ci deve essere un’attenzione speciale per il
            bambino, una stima grande per la sua dignità personale. La Chiesa cattolica afferma, con l’autorità
            datale dal Signore Gesù Cristo, come madre ed esperta di umanità,
            che l’embrione è un essere umano. Tale insegnamento è confermato
            dai dati della genetica e dell’embriologia. Se l’embrione è un
            essere umano allora è dotato di un’anima spirituale dal momento
            in cui inizia a vivere. Non si può dire che l’anima viene creata
            da Dio quando il corpo è più organizzato, ciò non è secondo la
            ragione né secondo la rivelazione. L’esempio classico si ha in
            Cristo. Nell’istante stesso in cui il Verbo si è fatto carne, con
            il corpo ha avuto anche l’anima. Per sostenere l’opinione che l’embrione
            non ha l’anima, non si può ricorrere alle teorie di teologi
            famosi del passato, perché questi non disponevano di dati
            scientifici come noi e quindi le loro affermazioni erano
            condizionate dalle conoscenze biologiche e genetiche del loro tempo. Strano il ragionamento di certi libertari
            progressisti che accusano la Chiesa cattolica di oscurantismo e
            di essere contraria alla scienza. Essi per negare la vita umana fin
            dall’inizio del concepimento si richiamano ad opinioni di teologi
            medievali e vanno contro le moderne conquiste della scienza. L’embrione ha un’esistenza e uno
            sviluppo autonomo, secondo i ritmi della natura. Non è un’appendice
            del corpo della madre, anche se è lei a portarlo in grembo e a
            nutrirlo. Perciò la madre non può dire il mio corpo lo gestisco
            io, intendendo dire con questa affermazione che è padrona anche
            dell’embrione o del feto che porta, perché quell’essere
            microscopico e ancora informe è già una persona da lei distinta e
            diversa. Anzi su di lei ricade la responsabilità della vita e dello
            sviluppo dell’embrione, il quale di settimana in settimana
            diventerà sempre più grande fino a prendere le dimensioni di un
            bambino. Tra l’embrione e il bambino non c’è alcun salto di
            qualità. E’ lo stesso individuo che ha bisogno di nutrimento e di
            tempo per svilupparsi. L’embrione è un essere umano, una persona
            umana, con i relativi diritti. La dignità di persona segue il corso
            della vita dell’essere umano, non è qualcosa di aggiunto e
            dipendente dallo sviluppo, dalla forma, dall’età e dalle
            condizioni in cui si trova e tanto meno qualcosa di esterno
            attribuitogli da qualcuno. La persona è tale per quello che è non
            per quello che ha e nessuna autorità può attribuirsi il potere di
            decidere chi è persona e chi non lo è, con tutte le conseguenze
            che ne derivano. |